Da la Grande Onda di Hokusai alla Onda Pop After Hokusai di Tomoko Nagao. Scopri il fil rouge che collega queste due affascinanti Onde di Arte Orientale.
(Hokusai non è solo un artista fra altri nel mondo fluttuante, è un’isola, un continente, da solo un mondo).
Edgar Degas
In quest’articolo lasciati coinvolgere dalla lettura di due opere distanti secoli ma allo stesso tempo collegate nello stile e nel significato. Da un lato la Grande Onda di Hokusai, ormai icona a livello mondiale e dall’altra parte l’Onda Pop di Tomoko Nagao, mix indiscusso e originale tra Pop Art e tradizioni del Sol Levante.
Tra similitudini e contrasti, immergiti dunque nel mare dell’arte!
La Grande Onda di Kanagawa (1830-31) - iconica immagine di Katushika Hokusai
Ognuno di noi, almeno una volta nella vita, avrà sentito parlare della Grande Onda di Hokusai, una delle immagini più conosciute e diffuse a livello mondiale.
Si tratta della prima xilografia della serie intitolata “36 vedute del Monte Fuji” ad opera del maestro giapponese, che venne pubblicata per la prima volta tra il 1830 ed il 1831.
Letteralmente Kanagawa oki Nami, (Sotto un’onda al largo di Kanagawa), raffigura un mare burrascoso che minaccia alcune imbarcazioni, mettendo in luce il grande tema del quadro: l’eterna sfida tra uomo e natura, che ostile e potente, prende le sembianze di una gigantesca onda in procinto di divorare i pescatori.
L’artista stesso, ai tempi della realizzazione dell’opera, si confrontava con le difficoltà della vita: attorno al 1928 infatti, Hokusai dovette fronteggiare gravi difficoltà finanziarie, aggravate dai problemi di gioco di un nipote che gli era a carico.
Proprio questa serie di fattori lo spinsero ed ispirarono a creare una serie di stampe che unissero la sacralità del Monte Fuji alle difficoltà dell’uomo.
Katushika Hokusai: Artista e interprete visivo del Giappone antico
Katsushika Hokusai, nacque ad Edo in Giappone nel 1760 ed è considerato uno dei più grandi artisti giapponesi di sempre. Letteralmente Hokusai significa studio della stella polare, simbolo di buon auspicio.
A dodici anni ebbe un primo approccio artistico lavorando come fattorino in una biblioteca ambulante, mentre a quattordici facendo un apprendistato presso un intagliatore di matrici tipografiche.
Queste esperienze nel commercio librario e nell'ambito delle tecniche di stampe contribuirono alla sua formazione come incisore, facendo crescere nel giovane Hokusai la passione per il disegno.
Tra il 1789 ed il 1800 scrisse e illustrò numerosi racconti per donne e bambini, grazie ai quali prese confidenza con l'arte della prospettiva, nel frattempo iniziò a intraprendere gli studi della grande arte cinese.
Pittore e xilografo, è considerato un maestro dell’arte dello stile Ukiyo-e (letteralmente, dipinto in mondo fluttuante). L’artista del sol levante raggiunse la fama nel 1820 ma il suo capolavoro arriva nel 1831, quando diede vita alla serie Trentasei vedute del monte Fuji, che comprende forse la sua opera più famosa, per appunto la Grande Onda.
I suoi tratti artistici sono molto distintivi e caratterizzati da colori nitidi, dai contorni di meticolosa precisione e linee dinamiche ed energiche.
Analisi dell'opera: l'uomo e la natura maestosa
Attraverso una lettura approfondita dell’opera, da destra verso sinistra come da convenzione nipponica, si denota uno dei veri protagonisti dell’opera, l’uomo.
Tre barche di pescatori stanno affrontando le intemperie della tempesta del mare di Kanagawa e non si sa se verranno travolte o riusciranno a superare le difficoltà, proprio come avviene nella vita quotidiana degli uomini in generale.
Attraverso una studiata semplicità, l’inquietudine e il movimento imperioso del mare in primo piano si contrappongono all’immobilità e alla calma del Monte Fuji sullo sfondo, il vulcano considerato sacro, è la montagna più alta del Giappone.
Considerato un simbolo religioso nazionale, è un soggetto ricorrente nell’arte nipponica, quasi sempre associato all’idea di bellezza.
Il colore scuro attorno al monte sembra indicare che la scena è ambientata alle prime ore dell’alba, che ne illumina la cima innevata. Allo stesso modo, dai colori delle vesti dei pescatori color indaco, chiamate samue, si denota la stagione primaverile.
Ma arriviamo al vero e proprio elemento focale della composizione, l’onda, la cui figura sembra estendersi per tutta la scena nel momento prima di infrangersi. Non si tratta però di uno tsunami, come molti erroneamente ritengono, ma piuttosto di un oki nami (onda anomala), proprio come suggerisce il titolo in lingua originale.
Guardando attentamente, compaiono due scritte in alto a sinistra: la prima è inserita all’interno di un riquadro e rappresenta il titolo dell’opera. La seconda invece può essere tradotta “Dal pennello di Hokusai che cambiò il nome in litsu” si tratta della firma dell’artista.
Infatti Hokusai è noto per aver utilizzato almeno una trentina di pseudonimi, spesso legati a cambiamenti nella sua produzione artistica e stilistica.
Stile e tecnica Ukiyo-e dell'opera
La xilografia è in stile Ukiyo-e, del quale proprio Hokusai venne definito grande maestro e seguace, si tratta di un genere di stampa artistica giapponese, impressa con matrici di legno che permise lo sviluppo dell’arte giapponese in una forma commerciale e di produzione in massa.
Inizialmente infatti, questa tipologia di xilografie dalle piccole-medie dimensioni, non era molto costosa anche perché era pensata per gli abitanti delle città che spesso non potevano permettersi veri dipinti.
Tuttavia, risulta curioso l’utilizzo quasi assente della tecnica della prospettiva, ma riesce ad emergere comunque la violenza della grande onda in primo piano che si contrappone alla serenità del Monte Fuji sullo sfondo, riecheggiando da vicino il simbolo Yin e Yang, del bene e del male, tipicamente giapponese.
L’onda di Hokusai ebbe un lungo seguito ma soprattutto una grande influenza anche nel mondo dell’arte occidentale. Con la fioritura del Giapponismo si ebbero le prime mostre di arte giapponese in Francia, numerosi artisti ne presero spunto per le proprie opere, in particolare gli impressionisti come Claude Monet fino ad arrivare a Paul Gauguin e Vincent Van Gogh.
Al giorno d’oggi, l’opera vanta esibizioni nei più grandi musei al mondo ed è sempre molto richiesta.
L’iconica immagine dell’onda ha raggiunto una notorietà e diffusione tale da essere riprodotta non solo in molte copie e su stampe a fini espositivi, ma anche in merchandising entrando a far parte della cultura di massa, raggiungendo un pubblico talmente ampio da diventare persino un emoji per cellulari.
Hokusai e Tomoko Nagao: un'onda e due stili a confronto
Nuovi e diversi linguaggi, spesso veloci e temporanei, ma soprattutto in continua evoluzione seguono le orme antiche di quello stile Ukiyo-e, del mondo fluttuante di Hokusai, riuscendo così a cancellare un secolare divario storico temporale.
L’artista giapponese Tomoko Nagao, per la sua celebre opera Onda Pop After Hokusai prende spunto proprio da queste radici profonde del periodo Edo (1603-1868) che racchiude oltre due secoli di storia giapponese.
Il fascino di attimi effimeri si interseca così in una rappresentazione dove il protagonista è Hokusai con la sua Grande Onda, l’artista giapponese che più di tutti ha saputo spiegare il movimento preso nel suo attimo fugace.
Tomoko Nagao rimaneggia le opere di grandi maestri inserendo noti prodotti e brand del consumismo globale, con una logica di fondo in cui arte e brand sono ugualmente desiderabili ed accessibili, mischiati e rotolanti nell’onda del consumo globale, che tutto travolge.
Nella sua opera più famosa Onda Pop After Hokusai, l’artista ripropone proprio il capolavoro di Hokusai.
Guardando la grande onda di Kanagawa e l'onda Pop possiamo notare subito come l'artista Tomoko Nagao abbia preso ispirazione dal grande maestro.
Se da una parte abbiamo il movimento solenne e quasi statico di Hokusai, amplificato dai contorni ben visibili del disegno, dall'altra abbiamo una reinterpretazione in chiave Pop, tra riferimenti all’ironia dei Manga giapponesi moderni e la serialità dei brand del consumo di massa.
Nell'opera del grande maestro, l'abilità sta proprio nella rappresentazione della natura. L’autore riuscì a catturare il sentimento di disagio di una nazione costretta a vivere circondata dall’acqua così come il primordiale terrore dell’uomo per l’elemento.
Sulla stessa onda di inquietudine ed impetuosità viaggia l'opera di Nagao, dove le linee e gli spazi ben definiti di Hokusai, sono però sostituiti da una moltitudine di oggetti, a volte antropomorfi, appartenenti alla cultura di massa.
Tomoko Nagao mostra così l’influenza determinante che l’estetica manga e “Edo Pop” rinnovata e attualizzata, ha avuto sull’arte contemporanea internazionale in questi anni, ma rimanendo legata da quel fil rouge della tradizione giapponese di Hokusai.
Onda Pop after Hokusai di Tomoko Nagao: l'onda del consumismo
La prima versione dell’opera risale al 2012 e nasce come riflessione allo shock generato dallo tsunami del 2011 che colpì il nord del Giappone dopo la tragedia nucleare di Fukushima.
Significati e significante dell’opera si basano sulle aspirazioni effimere delle persone conseguenti a futili miraggi di benessere di una società moderna che sembra aver accantonato i veri valori.
Si percepisce il consumo di massa di una società globalizzata mossa da noiose regole e forti ragioni consumistiche. Questi sono i temi che l’artista giapponese porta avanti nelle sue opere.
Nel masterpiece in questione ripropone una grande onda che sembra riversarsi e spazzare via molti prodotti conosciuti come hamburger e patatine del McDonald’s, Coca-Cola e la salsa di soia Kikkoman, con riferimenti al famoso cartone animato giapponese Hello Kitty.
L’obiettivo dell’artista è una denuncia al mondo capitalistico del fast-food, materialistico ed usa e getta.
Tomoko Nagao: l'artista del Superflat tra Oriente e Occidente
Tomoko Nagao nasce in Giappone nel 1976, dopo aver conseguito gli studi presso il SAGA Art College ed il prestigioso Chelsea College of Art and Design di Londra, si dedica al movimento artistico post-moderno del Superflat del maestro Murakami Takahashi.
Nella sua pittura si assottigliano i confini tra arte classica ed estetica nipponica contemporanea. Attualmente vive in Italia, a Milano dove rappresenta la più importante esponente dell’arte MicroPop e Superflat.
Superflat, Pop ed Estetica Kawaii
Superflat, Pop ed Estetica Kawaii (che significa cool, carino, cute), queste le parole chiave dello stile della punta rosa di diamante dell’arte contemporanea giapponese. Le sue opere sono caratterizzate da personaggi graziosi e colorati con grandi occhi teneri, che ricordano quasi dei cartoni animati.
Un mondo bidimensionale solo in apparenza, perché in realtà ricco di riferimenti ed allegorie sulla società moderna appunto dominata da modelli “flat and fast”.
Non mancano i rimandi alla cultura dei Manga dell’estetica kawaii, che unisce personaggi di animazione, moda e design, mentre i marchi di consumo ben esposti e riconoscibili rendono bene l’idea di una società ormai “piatta”.
Per concludere
È interessante come anche il superflat della teoria artistica di Murakami, trova il suo pilastro nell’assenza di profondità prospettica di Hokusai, di lunga tradizione artistica giapponese.
Due opere così lontane nella storia ma così interconnesse l'una all'altra.
Due onde, due forme ma un'unico grande movimento, quello dell'inquietudine di una natura con cui da sempre l'essere umano - e particolarmente il popolo giapponese, la cui terra è circondata da un oceano - deve confrontarsi e superarne le insidie, consapevole del fatto che in ogni caso, tutto si rigenera.